Il 5 febbraio è la Giornata nazionale di Prevenzione dello Spreco alimentare istituita dal ministero dell’Ambiente, un appuntamento cruciale per fare il punto sulla scarto intenzionale di prodotti commestibili che riguarda tanto l’Italia quanto buona parte del resto del mondo. La FAO ha più volte suonato il campanello d’allarme denunciando una situazione paradossale per l’alimentazione e l’agricoltura: a livello globale, ogni anno, più della metà della frutta e degli ortaggi prodotti vengono persi, mentre circa il 25% di tutta la carne prodotta, equivalente a 75 milioni di mucche, non viene consumata.
Sprecare cibo contribuisce in maniera importante a inquinare l’ambiente: secondo la World organization for international relations (Woir) lo spreco di cibo è responsabile di 4,8 miliardi di tonnellate di gas serra emessi nell’atmosfera, per un consumo di acqua di 180 miliardi di metri cubi
Molto è stato fatto, tanto ancora resta da fare per capire come ridurre lo spreco alimentare. Secondo il Food Sustainability Index ogni italiano butta nella spazzatura 37 chili di alimenti per un valore di 250 euro. Un dato triste ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato (nel 2016 se ne buttavano 84 kg pro capite). Numeri positivi anche per quanto riguarda l’altro lato della medaglia, cioè la distribuzione: il Belpaese si distingue nella lotta alle perdite alimentari perché spreca solo il 2% del cibo prima di venderlo. A dirlo è la Fondazione Barilla Center for Food e Nutrition.
Lo spreco alimentare in Italia
Tra i dati dello spreco alimentare in Italia bisogna aggiungere anche altri elementi. Non c’è solo il costo del cibo comunque pagato, ma anche le spese per lo smaltimento di rifiuti eccessivi. Ogni italiano produce 65 chilogrammi di rifiuti alimentari all’anno: siamo 7 punti sopra la media europea, che non supera i 58 chilogrammi. E questo divario ha un costo in termini di catena dello smaltimento. Allo stesso tempo, sono gli stessi punti vendita della grande distribuzione che incentivano molto la spesa dei single, con dosi uniche e abbondanti, che genera maggiori sprechi. La percentuale in più di cibo gettato dai single, rispetto a quello scartato dalla famiglia media, è del 263 per cento.
Ridurre lo spreco: consigli pratici
Ma come ridurre lo spreco alimentare? Può essere utile fare un breve ripasso sulle buone pratiche anti-spreco.
La spesa intelligente. Vale a dire mettere nel carrello solo ciò di cui si ha realmente bisogno. Prima di andare al supermercato a fare la spesa, verificate quali alimenti sono terminati ed evitate di approfittare delle offerte speciali se temete che non riuscirete a consumare, prima della scadenza, i prodotti acquistati soprattutto se freschi, ad esempio carne, pesce, frutta e verdura.
Utilizzo strategico del frigorifero. Uno dei principali fattori di spreco alimentare è la scadenza dei cibi. A tal proposito, oltre a fare in modo intelligente la spesa, è fondamentale anche conservare nel modo giusto gli alimenti utilizzare qualche espediente per ricordarsi dei cibi che stanno per avvicinarsi alla data di scadenza. Un buon metodo è posizionarli nei reparti centrali del frigorifero, che sono i primi sui quali cade lo sguardo. Congelare il cibo fresco o gli avanzi prima che vadano a male è un’altra sana abitudine per scavalcare il passaggio in pattumiera. Infine largo all’inventiva, spesso e volentieri la frutta e la verdura dall’aspetto maturo possono essere ottime basi per dolci o zuppe per ogni stagione.
Il sottovuoto contro lo spreco. Nel caso non riusciate proprio a resistere agli acquisti compulsivi al supermercato, invogliati anche dalle miriadi di offerte, utilizzate una tecnica che vi aiuterà ad evitare inutili sprechi: il sottovuoto. Per sfruttarla si può usufruire dei servizi che ormai offrono numerosi supermercati, oppure mettersi in proprio acquistando il macchinario da tenere comodamente tenere in casa.
Utilizzo sapiente del congelatore. Un altro espediente molto utile è congelare il cibo fresco o gli avanzi prima che si rovinino, confezionandoli in piccole quantità.
Attenzione alla scadenza. Non tutti i cibi vanno a male nei giorni successivi alla scadenza. Per alcuni alimenti, infatti, il ritardo di 24/48 ore incide in bassissima parte sulla qualità del prodotto quindi non affrettatevi a gettarli nel cestino. Inoltre, molti cibi riportano la dicitura “da consumare preferibilmente entro”, che non ha niente a che vedere con la data di scadenza. In questi casi, superato il limite indicato, l’alimento non va a male ma semplicemente perde alcune caratteristiche di freschezza quindi buttarlo rappresenta uno spreco davvero inaccettabile.
Brutto ma buono. Infine largo all’inventiva, spesso e volentieri la frutta e la verdura dall’aspetto maturo possono essere ottime basi per dolci o zuppe per ogni stagione.
Per evitare che gli avanzi finiscano nel cassonetto sbizzarritevi in nuove ricette riutilizzandoli. E se avete bisogno di qualche consiglio, fatevi un giro nella nostra sezione “La cucina degli avanzi”.